Tavolo Rond-Sansui

"La mia vocazione è quella di esprimere l’identità e la peculiarità dei miei clienti attraverso le ambientazioni che creo. Ciò mi porta, in quasi tutti i casi, a operare una profonda riflessione, destinata a trasformare o addirittura deviare i materiali, gli oggetti, la luce, intorno a una tematica guidata dall’architettura dell’edificio, nonché dall’esclusività dello stile e dalla personalità del committente."

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Dalla vocazione di Raphael Grangeon, architetto, progettista e interior designer con sede a Cannes (Francia), è scaturito un oggetto unico nel suo genere, il tavolo "Rond-Sansui".

L’incipit

Il progetto è iniziato da una villa privata, che è importante descrivere per poter apprezzare la genesi dell’opera realizzata dall’architetto nel suo contesto globale.
Si tratta di una residenza di lusso, circondata da una foresta di pini e di betulle maestose.
Questa residenza reca la firma di un grande e prestigioso architetto della nostra epoca, dove ha mescolato elementi cubici con vari volumi, disponendoli in maniera allineata o sfalsati fra loro.
L’insieme crea così una prospettiva perfetta, in cui si inseriscono potenti sprazzi di luce.

La residenza è immersa in un mare di sfumature luminose naturali che conferiscono all’insieme una trasparenza tutta particolare e in cui gli spazi interni si sposano armoniosamente con lo straordinario e incontaminato ambiente esterno.
L’interno si sviluppa attraverso una serie di giardini, che è stato necessario strutturare. L’insieme è sovrastato da imponenti vetrate, soprattutto negli spazi comuni, che creano così un legame con l’esterno, una sorta di continuità naturale.

"Questo carattere tutto particolare della struttura – racconta Grangeon - mi ha ispirato in modo assolutamente naturale un’architettura d’interni coerente, orientata al tema dei giardini paesaggistici.
Seguendo questa linea guida ho quindi elaborato i rivestimenti di pavimenti, pareti e soffitto, l’illuminazione, i lampadari, nonché maturato le scelte di mobili, tessuti, tappeti.
Il salone dei ricevimenti e quello del camino si sviluppano, ad esempio, intorno a grandi pini silvestri che conferiscono all’insieme l’ambientazione del giardino mediterraneo."

Il luogo destinato a questo tavolo maestoso è il fulcro della vita quotidiana: la sala da pranzo.

Qui l’ambientazione è composta da elementi tematici che richiamano i paesaggi dei giardini asiatici. L’arredamento in lacca cinese rossa rivaleggia con un sontuoso tappeto Tai Ping raffigurante una distesa di fiori di melo del Giappone in uno spazio incorniciato da tende di seta che spiccano fra gli altri dettagli, secondo la principale tradizione grafica giapponese.
Il tavolo troneggia al centro della stanza.

"La caratteristica distintiva di questo tavolo è anche la risposta all’esigenza espressa dal mio cliente: capacità minima per 12 persone, con possibilità di arrivare ad ospitare fino a 24 commensali. Ciò lascia chiaramente presupporre un tavolo di dimensioni del tutto eccezionali." afferma l’architetto Grangeon.

Il concept

La sua idea era che questo tavolo doveva competere con tutti i formati realizzati sinora. Per questo il suo ingombro minore è 4,37 m per 1,58 m, che dopo l’apertura completa passa a 5,04 m per 2,30 m; ciò significa che la lunghezza e la larghezza finali sono rispettivamente il 16% e il 46% maggiori di quelle originarie. Una volta definiti i volumi e sono stati analizzati l’ergonomia, i tecnicismi e l’estetica, da concepire coerenti e in linea con lo spirito dell’arredamento immaginato.

Per quanto concerne l’ergonomia, la riflessione dell’architetto ha riguardato:

  • la fluidità delle linee, per favorire i movimenti intorno al tavolo,
  • la facilità e la semplicità di manipolazione al momento dell’estensione o della chiusura,
  • un peso minimo da gestire e soprattutto il fatto che nessun elemento debba essere aggiunto manualmente,
  • la necessità di una manipolazione il più breve e silenziosa possibile,
  • lo studio di raccordi e giunti, che devono essere perfettamente invisibili,
  • la base di appoggio, che deve lasciare uno spazio generoso per le gambe,
  • le altezze ergonomiche delle sedute e l’altezza del piano finito, il tutto regolato al millimetro per il massimo del comfort, con proporzioni perfette.

L’aspetto tecnico ha presentato due grandi difficoltà, la prima è stata la strutturazione della base di appoggio che deve sopportare il peso del piano (tavolo piegato), la sporgenza delle prolunghe (tavolo aperto) e deve fungere al contempo da contrappeso in fase di allungamento.

La seconda grande difficoltà ha riguardato il sistema di apertura e di chiusura delle prolunghe tramite guide di scorrimento, pannelli pieghevoli e sollevabili, nonché la loro modalità di conservazione all’interno del piano quando il tavolo è chiuso; lo spessore finale deve infatti rispettare l’aspetto ergonomico e quindi il requisito di una buona proporzione visiva.

L’idea dietro l’estetica

Gli arredi dello spazio richiamano il tema del giardino giapponese "Karesansui".

"Dopo una ricerca incentrata su questo tema sono passato attraverso una fase di schizzo, senza mai perdere di vista il filo conduttore, fino ad arrivare al risultato che mi è sembrato perfetto.

Innanzitutto la forma del piano: ho voluto una forma dolce, arrotondata all’estremità, con un dinamismo vero. Partendo da una base ellittica ho quindi allungato le linee, per ottenere archi con belle tensioni, per l’intera lunghezza del piano. Ho così creato una vera dinamica, il cui scopo era assottigliare al massimo la dimensione della superficie, conferendole di conseguenza un aspetto più leggero a livello visivo e più dinamico.

Lo spessore del piano doveva essere tale da integrare tutta la parte tecnica, quindi ho ricreato la forma delle ali di aereo, per aumentarne il dinamismo. Ho aggiunto una leggera smussatura ai bordi della superficie, per amplificare il fenomeno dell’assottigliamento e ottenere così la prospettiva perfetta e uno spessore in linea con l’ergonomia.

Il materiale del piano: visto che nella stanza era già presente del legno di noce, questa essenza mi è sembrata la scelta naturale per il piano; l’impiallacciatura volutamente fiammata e assemblata a X si sposa alla perfezione con lo spirito dei giardini giapponesi: equilibrio dei contrasti tra il fondo, costituito qui dalle curve casuali della venatura accentuata, e la forma particolarmente geometrica delle linee di assemblaggio.

Ho poi aggiunto un profilo sinuoso in acciaio inox lucido, nel piano in noce. Questo dettaglio incastonato contribuisce a slanciare e alleggerire l’estetica e, grazie alla fluidità della forma e alla brillantezza, ai miei occhi, appare come il simbolo perfetto dell’acqua, un elemento prezioso nei giardini giapponesi.

La base d’appoggio: quando il tavolo verrà collocato nella sua posizione definitiva e circondato dalle poltrone, la base di appoggio sarà molto discreta. In un pezzo eccezionale come questo viene quindi concepita alla stregua della preparazione della fodera di un abito. Dietro all’eleganza e all’apparente sobrietà di un taglio e alla scelta del materiale si cela spesso la fantasia del creatore, come una firma che esprime un’identità e un’immagine privilegiata, un piacere, un orgoglio proprio soltanto di chi lo indossa. Ho quindi pensato e creato questo oggetto seguendo questa regola, ma anche quelle dettate dalla tecnica e dall’ergonomia, sempre tenendo ben presente il tema del "Karesansui".

La forma degli anelli mi ha immediatamente ispirato e l’acciaio inox brillante mi è parso il materiale più adatto (un accenno alle sfere e curve casuali che ritroviamo nei giardini "Karesansui" incentrati sull’acqua). Ho così moltiplicato gli anelli di forma rotonda in direzioni diverse (verticali e oblique), facendo in modo che siano fissati tra loro e dipendano l’uno dall’altro e ho moltiplicato il più possibile anche gli appoggi a terra e sotto il piano per incrementare la ripartizione dei pesi.

Il risultato: un intreccio e una successione di anelli ben calcolati; gli anelli paiono essere disposti a caso, cioè in modo astratto, ma osservandoli dall’alto si può constatare come disegnino la forma di un insieme di volute perfettamente simmetriche.

Grazie a tutti questi elementi unici nel loro genere, tanto tangibili per alcuni, quanto poetici per altri, ha preso forma l’espressione dell’oggetto originale.

A quel punto non mi restava che battezzare questa opera unica: "Rond-Sansui" mi è parsa l’espressione più ovvia per esprimere l’unione della forma e dello sfondo."

La scelta dell’artigiano

La tappa successiva è stata la scelta del costruttore in grado di assumersi la responsabilità della realizzazione di un oggetto di questo tipo.

Il progetto non richiedeva soltanto le competenze di un classico costruttore di mobili e andava ben oltre la semplice capacità di lavorare il legno e di svolgere l’ordinario mestiere di ebanista; richiedeva anche la padronanza della lavorazione del ferro battuto, essenziale per la realizzazione dell’opera.
Occorreva naturalmente rivolgersi a uno studio tecnico, ma solo a uno in grado di garantire l’attenzione per i dettagli e le finiture che il lusso esige.

Sono stati proprio questi i punti essenziali e i criteri che hanno orientato la scelta dell’Architetto per la riuscita della realizzazione del oggetto sulla Cantori.

"L’incontro con l’azienda è avvenuto nel contesto del salone "Maison et Objet"; una volta scoperta la loro gamma, ho potuto constatare e apprezzare la loro esclusività e la loro competenza nella combinazione di più materiali in seno a uno stesso oggetto, il livello impeccabile delle loro finiture, il loro minuzioso approccio tecnico e l’autenticità del loro know-how.
La scelta di affidare a loro la realizzazione di questa opera unica nel suo genere mi è sembrata del tutto naturale.".

La realizzazione

La collaborazione per la realizzazione del progetto è durata 22 mesi.
In questo lasso tempo sono stati effettuati molteplici passaggi, spostamenti e scambi: per la concezione dei piani di esecuzione, per il modello 3D, per la scelta dei materiali e delle rispettive finiture, per la realizzazione e la validazione delle prove in scala 1:1, fino ad arrivare al momento dell’approvazione finale di questa opera unica.

"Questa avventura non avrebbe mai visto la luce senza i numerosi soggetti coinvolti, che ci tengo a ringraziare:

  • l cliente, vero promotore di questa creazione;
  • l’illustre architetto che ha progettato la dimora incentrata sui giochi di luce, senza cui non avrei mai potuto avere l’ispirazione per il tema dei giardini "Karesansui";
  • lo studio di architettura AAC di Cannes, per il quale ho ideato e concepito l’architettura d’interni e gli arredi di questa villa straordinaria, di cui fanno parte i mobili e questo oggetto esclusivo;
  • la società Universal Décoration, senza la quale la logistica del lotto arredo non sarebbe stata possibile;
  • la società Cantori e il suo staff al completo, per la professionalità, il know-how e la simpatia."

termina infine l’architetto Grangeon.


ARCHITETTO RAPHAEL GRANGEON: Raphael Grangeon

Raphael Grangeon è un architetto, progettista e interior designer, con sede a Cannes, nel sud della Francia. Opera per lo più nelle residenze di lusso, con uno stile decisamente moderno, innovativo e senza tempo.

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